Perché? Per creare un polo logistico in grado di inviare rapidamente in Cina prodotti italiani venduti online nei siti dell’operatore cinese e viceversa, cioè prodotti cinesi comprati via web da consumatori italiani.
La notizia è molto importante e conferma il grande potenziale di questo mercato che le aziende italiane devono capire, comprendendo sia le opportunità sia la specificità dell'online cinese: sistemi di pagamento, canali di comunicazione, logistica.
La novità principale, dallo scorso autunno, è la nascita delle free trade zones. La prima, più nota, è quella di Shanghai: le aziende italiane possono portare i loro prodotti dall'Italia senza pagare dazi e dogane. Se i prodotti successivamente vengono venduti sul mercato cinese, si prosegue con le procedure d'importazione, se il prodotto viene venduto online si pagano dazi doganali più bassi. La legislazione è dinamica e non ci sono indicazioni chiarissime, ma oggi siamo ad un 30-40% in meno.
La grande opportunità è rappresentata dai prodotti legati alla persona, quali abbigliamento, accessori, piccoli oggetti di design. Una ricerca del 2013 di Mckinsey ha sottolineato che la metà del fatturato online in Cina è costituito da acquisti fatti da clienti che non trovavano prodotti offline, non perché non ci fossero, ma perché mancava un negozio. Un punto importante quindi è vedere l'online come parte di una strategia di ingresso nel paese. Per esempio, permette di raggiungere province lontane ma anche di puntare sulle grandi realtà metropolitane dove i miei prodotti non sono facilmente raggiungibili dai clienti. La strategia in ogni caso, deve essere integrata e la presenza delle aziende deve essere costituita da showroom, rivenditori offline e l'e-commerce.
Il 19 novembre 2014 si parlerà di Digital Export, con un focus sulla Cina, al convegno di Netcomm in Assolombarda, dove saranno presenai dati, ricerche e casi di successo.