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Ma come fanno a conoscerci? E soprattutto qual è l’opinione degli utenti?

Ma come fanno a conoscerci? E soprattutto qual è l’opinione degli utenti?

14 aprile 2016Ma come fanno a conoscerci? E soprattutto qual è l’opinione degli utenti?

Che i dati personali siano centrali per l’economia di internet questo è un dato di fatto di cui tutti gli utenti, anche quelli meno attenti a rilasciare proprie informazioni personali sul web, sembrano ormai esserne diventati consapevoli.

Ma si è altrettanto consapevoli di cosa accade in realtà quando si naviga sulla rete?

Di sicuro tutti quanti ci siamo ormai abituati a banner commerciali sui siti web, alle inserzioni sponsorizzate nei vari social network e alle mail promozionali nella propria cassetta di posta elettronica. Ci siamo perfino abituati a quei fastidiosi banner di consenso, che soprattutto da giugno dello scorso anno, quasi “misteriosamente” continuiamo a visualizzare durante la navigazione e che tanto frettolosamente chiudiamo senza prestare la dovuta attenzione perché la “fame” di contenuti e servizi online è ben più forte del poco tempo disponibile e della nostra stessa privacy.

Un’indagine dello scorso anno di Altroconsumo rivela che l’ “86% degli utenti nazionali ritiene di aver perso il controllo sul modo in cui vengono raccolti e utilizzati i propri dati da parte delle aziende”, ma si rende necessario evidenziare che si tratta di quegli stessi utenti che poco o nulla sanno di quel tanto fastidioso banner di consenso che dovrebbe proprio tutelarli in tal senso e che invece considerano un elemento di forte disturbo nella fruizione dei servizi online e che tanto frettolosamente tendono a chiudere senza porre la dovuta attenzione.

Ci si trova di fronte ad un vero e proprio paradosso, non sapere come vengono raccolti e trattati i propri dati sulla rete e non fare nulla allo stesso tempo per meglio comprendere cosa accade in realtà.

Lo scopo della c.d. Cookie Law, il cui termine di adeguamento è scaduto proprio il 2 giugno scorso, era proprio questo: favorire questa consapevolezza e garantire una maggiore trasparenza da parte delle imprese che utilizzano dati personali per proprie finalità.

Consapevolezza da una parte e trasparenza dall’altra, bilanciare gli interessi reciproci proprio delle parti interessate: questi gli obbiettivi, ma in realtà a distanza di ben 9 mesi cosa accade?

Da una parte l’utilizzo dei Cookie Tecnici semplifica di molto la navigazione, ripropongono ad una visita successiva sullo stesso sito web la lingua selezionata in precedenza oppure permettono di memorizzare in un carrello di acquisto i prodotti selezionati senza essersi già registrati, ma quelli c.d. di Profilazione consentono alle imprese di monitorare la navigazione e raccogliere informazioni su interessi, gusti e abitudini, azioni volte alla ricostruzione di profili commerciali finalizzate alla riproposizione di contenuti mirati.

Attraverso queste tecnologie, se non adeguatamente informati, gli utenti sono di fatto “spiati” e inseguiti sulla rete: quante volte sarà capitato di cercare un determinato prodotto su un motore di ricerca e da lì a poco visualizzare su un altro sito web un banner che promuove guarda caso proprio quel prodotto ricercato poco prima?

E le imprese quanto sono trasparenti nel fare tutto questo?

Apparentemente la c.d. Cookie Law sembrerebbe essere stata recepita, i banner di consenso sono ormai pressochè presenti in quasi tutti i siti web e anche le stesse cookie policy sono di fatto in qualche modo raggiungibili tramiti specifichi link.

Peccato, però, che senza aver ancora compiuto nessuna di quelle azioni c.d. concludenti (click su accetta navigazione con cookie, scroll on pagina, click su pagina web al di fuori del perimetro del banner, e così via), per il tramite delle quali si accetta la navigazione con ogni tipologia possibile di Cookie, questi siano in realtà già installati in gran numero e correttamente funzionanti.

Senza neanche entrare nel merito del posizionamento del c.d. banner rispetto alla relativa pagina web, benchè da di dire ce ne sarebbe comunque, spesso l’unica possibilità proposta per disabilitare i Cookie di Profilazione è il solo blocco tramite il proprio browser e le stesse Cookie Policy sono spesso ben lontane da quella trasparenza e quindi adeguatezza richiesta dalle stesse norme in materia.

Se ne parla spesso, forse anche troppo, come se poi i Cookie fossero l’unico problema di non corretto trattamento dei dati personali sul web. In realtà il problema nasce ancora prima, da un mancato corretto recepimento proprio dei fondamentali della Privacy applicata al trattamento dei dati personali sulla rete: Informativa e Consenso.

Non si dovrebbe parlare solo di Cookie Law, sarebbe doveroso anche parlare di Privacy OnLine e di come le più classiche Informative e relativi Consensi al trattamento siano due obblighi privacy tra quelli più largamente disattesi, e si fa riferimento a prescrizioni introdotte ormai nel lontano 2004 dall’attuale Codice Privacy.

Quante volte sarà capitato di trovarsi dopo aver compilato un form di registrazione di fronte ad un unico consenso al trattamento onnicomprensivo per richiesta di preventivo, marketing, newsletter monitorata, geolocalizzazione e cessione di dati a soggetti terzi? Solo per citarne alcune.

E quante altre volte ancora scoprire che l’Informativa non riportava neanche tutte le finalità di trattamento per le quali era richiesto il Consenso o in altri casi molte di più rispetto a quelli per le quali si richiedeva tale autorizzazione?

Queste sono pratiche non corrette largamente diffuse, la situazione è in via di miglioramento, ma quali potrebbero essere gli impatti di questa scarsa attenzione alla protezione dei dati personali degli utenti?

Utili per questa valutazione sono ulteriori dati dell’indagine sempre di Altroconsumo che ci aiutano a meglio comprendere cosa pensano in realtà gli utenti della rete:

  • solo il 34% pensa che i servizi online che utilizzano i propri dati personali siano davvero più efficienti e più utili per loro stessi;
  • solo il 38% ritiene di non aver nessun problema a condividere proprie informazioni con aziende per poter utilizzare servizi online gratuitamente;
  • solo il 25% dichiara di non avere problemi con il fatto che i dati personali su internet siano raccolti per finalità di marketing;
  • solo il 21% è convinto che l’uso dei propri dati per personalizzare la pubblicità sia un bene perché in questo modo si riceve solo quella di effettivo interesse.

Non siamo tenuti a sapere con certezza se tali risultati statistici siano il frutto o meno di un non corretto trattamento dei dati personali sul web e di questa poca trasparenza nei confronti degli utenti, su quali dati vengono di fatto raccolti e soprattutto per farne cosa, ma che la scarsa fiducia sia un dato di fatto questa si che è una certezza e le imprese dovranno necessariamente tenerne sempre più conto.

La spesa in pubblicità online delle aziende italiane nel 2014 è aumentata del 12% rispetto al 2013 (fonte IAB Europe, Istituto Europeo della Comunicazione OnLine) e se le imprese non vorranno vanificare tali sforzi dovranno necessariamente essere più trasparenti e prestare maggiore attenzione agli utenti e ai loro dati personali.

La consapevolezza degli utenti del valore economico dei propri dati personali è diventata sempre di più una certezza e si parla sempre più di fidelizzazione del cliente in ogni strategia di marketing che si rispetti: pensare di fidelizzare il cliente anche offrendo maggiori garanzie di tutela e protezione dei propri dati personali non potrebbe essere un’ulteriore leva?

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