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Tutti i numeri dell’e-commerce nel mondo

Tutti i numeri dell’e-commerce nel mondo

31 luglio 2019Tutti i numeri dell’e-commerce nel mondo

A aprile 2019, secondo la ricerca di We Are Social, il 58% della popolazione mondiale (7.697 miliardi di persone) risulta attivo online, mentre il 52% si connette a Internet tramite mobile.  

Nel mese di marzo 2019, il 75% degli utenti internet attivi ha perfezionato un acquisto per prodotti o servizi sul web. Il 45% degli utenti mondiali è attivo sui social tramite smartphone.

Facebook conserva il suo primato, seguito da Youtube, che rappresenta ormai il più importante canale televisivo mondiale, e da Whatsapp, la piattaforma di Instant messaging più usata al mondo.

WeChat, il Whatsapp cinese sta rapidamente crescendo anche fuori dalla Cina, mentre Instagram, molto usato tra la popolazione più giovane (il 63% degli utenti ha tra 18 e i 34 anni, senza significative differenze tra uomini e donne), ha ormai raggiunto il miliardo di utenti.

Secondo il report Global B2C ECommerce Country Report 2018, il tasso di crescita dell'e-commerce totale (su 43 Paesi analizzati) è del 66,4% e il giro d'affari dell'e-commerce B2C globale è di 2,1 trilioni di dollari nel 2018. L'Asia e l’Oceania presentano la percentuale di penetrazione più alta (50%), mentre la Cina rappresenta la destinazione di shopping online più popolare a livello globale.

Nuove tendenze

Con una affermazione che qualcuno riterrà un po’ provocatoria, potremmo dire che l’e-commerce è già il passato. L’online e l’offline oggi sono sempre più integrati in quello che potremmo definire, con un’espressione coniata dal filosofo italiano Luciano Floridi, “onlife”.

Che l’e-commerce sia ormai il passato lo sostiene anche Winjand Jongen nel suo libro “La fine dello shopping online”. Jongen tratteggia uno scenario dove virtuale e reale non sono più due dimensioni separate e distinte, ma un circuito ininterrotto per cui si passa dal reale al virtuale e dal virtuale al reale senza soluzione di continuità.

Il consumatore si informa su Internet, poi va a vedere gli articoli nei negozi, ne confronta i prezzi online e decide alla fine se perfezionare l’acquisto in negozio o sul web.  Le aziende che si avvicinano oggi all’e-commerce per la prima volta, devono tenere conto quindi che non è ormai più sufficiente aprire il proprio sito di vendita online.

Oggi, tutti i canali di vendita devono essere integrati fra loro, in un processo che viene definito come “omnicanalità”. L’omnicanalità deve essere al centro della strategia di tutte le imprese, a prescindere dal settore e dalla tipologia di prodotto. Collegare e integrare il web con il mondo fisico è prioritario per chi ha negozi al pubblico, ma anche per chi opera nel mondo industriale e deve rivedere la distribuzione dei prodotti tra grossisti, agenti e rappresentanti.

Amazon e Alibaba, i giganti del web, stanno aprendo negozi fisici dove gli utenti possono provare i prodotti per poi acquistarli su Internet e farseli spedire a casa o in un punto di ritiro. E la porta di accesso a tutti i canali di vendita è ormai lo smartphone, mentre il computer in futuro verrà utilizzato quasi esclusivamente nei luoghi di lavoro e sarà sempre meno associato al concetto di intrattenimento.

In Paesi come la Cina, l’India e l’Africa, dove lo sviluppo tecnologico ha saltato un passaggio, lo smartphone è al centro del lifestyle. Con lo smartphone si fa praticamente tutto, si parla con gli amici, si condivide sui social, si fa shopping, si gioca, ci si informa, si effettuano pagamenti, si prenotano viaggi, si ordina la cena e in alcuni casi si fa anche l’elemosina. E questo nuovo modo di approcciarsi alla società, sta entrando rapidamente anche nel nostro modo di vivere occidentale, ancora legato all’uso del desktop, delle carte di credito, e del commercio online separato da quello offline. Il digitale, che è nato negli USA e si è allargato all’Europa, in Occidente sta rallentando la sua corsa, mentre sta volando in Asia e Africa, dove la popolazione è giovane e predisposta al digitale.

L’affermarsi del digitale e dell’onlife sta avendo anche un altro effetto: sfuma e si riduce la distinzione tra Business to Consumer e Business to Business. Oggi, anche chi deve comprare prodotti o servizi professionali si aspetta un’esperienza da consumatore, cioè immediatezza, facilità d’uso, velocità, in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo, usando il proprio smartphone. Al tempo stesso molti privati sono diventati “aziende” affittando camere su AirBnB, offrendo posti auto su BlaBlaCar o vendendo prodotti su eBay.

La rivoluzione digitale è un fenomeno mondiale che vede alcune nazioni in vantaggio rispetto ad altre come numero di compratori online e di merchant, a partire dal Regno Unito, il Paese più e-commerce al mondo in rapporto alla sua economia. L’Italia non è tra le prime posizioni, in particolare riguardo all’adozione delle tecnologie digitali nelle imprese.

La nostra piccola e media impresa, spesso a carattere familiare, si trova in difficoltà nell’offrire agli utenti ciò che richiedono. Il consumatore è pronto e abituato a utilizzare le nuove tecnologie molto più di quanto le imprese siano pronte nel fornire l’offerta e i processi.  Quindi è necessaria e doverosa un’accelerazione su questo fronte, pena il declino del sistema economico del nostro Paese.

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