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Nel Web si parla per immagini

Nel Web si parla per immagini

13 ottobre 2017Nel Web si parla per immagini

Si parla sempre di più di Visual Storytelling, di immagini, di fotografie. Ma "qual è la foto giusta?". E' proprio questo il titolo del workshop sull’uso della fotografia nel web che si è tenuto nell'ambito del programma dei corsi formativi di Img Aice Academy. Ci ha accompagnato in questo percorso Viola Cadice, fotografa, visual storyteller e sociologa.

Questo incontro ha suscitato molto interesse nei partecipanti ed è stato apprezzato in particolar modo per la capacità della docente di alternare nozioni di tipo teorico a esercitazioni di carattere pratico.

Il corso si è rivolto infatti a chi vuole imparare a usare in modo più consapevole le immagini per comunicare meglio nel mondo digitale. Ai partecipanti sono stati dati anche alcuni consigli pratici su come realizzare, o come scegliere, una buona fotografia, con un approfondimento dettagliato sul tema dei diritti di utilizzo.

Nel mondo della comunicazione contemporanea ci siamo abituati a sentire parlare spesso di visual storytelling.  Ma in cosa consiste, di fatto?

L’uso delle immagini come mezzo di trasmissione di concetti, ma anche di sensazioni ed emozioni, è aumentato in modo esponenziale negli ultimi decenni, così come il numero di immagini fotografiche prodotte e distribuite. Viviamo in un’epoca in cui in cui siamo letteralmente bombardati costantemente da immagini di ogni tipo: per la prima volta nella storia dell’umanità, la trasmissione delle informazioni è affidata all’immagine più che alla parola.

Questo è stato reso semplice e accessibile a molti dal fatto che con un unico strumento – il cellulare, il notebook ma anche apparecchi fotografici –  abbiamo la possibilità di produrre ed elaborare vari tipi di immagini visive (fotografie, ma anche filmati e infografiche) e di condividerle, attraverso l’accesso alla rete, con un numero idealmente immediato e illimitato di spettatori.

Secondo la nostra docente, però, dopo questo periodo di “ubriachezza”, ci sarà “un processo naturale di affinamento” sia per quanto riguarda sia la produzione e una maggiore capacità di padroneggiare questo nuovo linguaggio sia per quel che riguarda i gusti e la selezione dei contenuti.

Secondo Viola Cadice i più giovani usano e fruiscono l’immagine fotografica paradossalmente con più consapevolezza rispetto agli adulti. I Millenial sono nati e cresciuti in mezzo a una vastità di offerta comunicativa e tecnologica. Questo li porta ad avere una maggiore sensibilità e a padroneggiare il linguaggio fotografico con più facilità. I tanto discussi selfie ad esempio, non sono altro che “l’espressione dell’incertezza del futuro che è stata lasciata in eredità ai più giovani e allo stesso tempo sono un tentativo di affermare se stessi” in una nuova condizione di solitudine, elemento che nelle foto tradizionali non si riscontrava, in quanto presupponevano la presenza almeno di una seconda persona per effettuare lo scatto.

Una naturale commistione tra sociologia e fotografia è quindi centrale nelle argomentazioni presentate dalla docente durante i suoi corsi, così come in tutto il suo lavoro.

L’importanza dell’immagine in una buona comunicazione d’impresa

Le aziende stanno comprendendo la centralità dell’immagine nel processo di comunicazione. Col passare del tempo questa tendenza si affermerà con maggior forza e acquisirà rilevanza proprio per la capacità intrinseca di questo mezzo di superare ogni barriera, che sia di tipo linguistico o culturale. Molte ricerche scientifiche affermano che la narrazione di tipo visiva facilita il ricordo. È questa immediatezza a rendere le immagini uno strumento comunicativo essenziale in qualsiasi strategia, perché hanno la capacità di “parlare” direttamente alle emozioni delle persone.

Viola ha collaborato anche come grandi aziende come Lenovo, Zeiss e Capgemini, realizzando con loro progetti di storytelling  d’impresa che sono stati riconosciuti best practices a livello internazionale. Attraverso queste esperienze ha potuto verificare come realtà, anche aziendali, possono beneficiare dell’utilizzo di questo tipo di linguaggio sia per raccontare all’esterno la propria storia, fatta di uomini e donne, oltre che di prodotti, sia per raccontarsi all’interno, facendo in modo che le persone che ci lavorano si sentano ancora di più parte di un’organizzazione e possano riscoprire un senso di appartenenza che, in alcuni casi, risente di ritmi di lavoro eccessivamente serrati o di decentramenti di tipo logistico.

Non tutti possono diventare dei grandi fotografi ma un grande fotografo può celarsi in chiunque

Abbiamo chiesto a Viola Cadice di descrivere in sintesi il suo lavoro e ci ha risposto così: “Trasformo un fatto in una storia attraverso l’immagine”.
Ma, le abbiamo chiesto, possiamo diventare tutti grandi fotografi? “Con la ricchezza di informazioni che ci mette a disposizione la rete e qualche buon manuale, la tecnica la si può apprendere senza problemi” ci dice, “ma il nocciolo della questione è che si deve avere qualcosa da raccontare. E si deve avere l’urgenza di volerla raccontare. Questo è quello che distingue l’atto di scattare una fotografia dall’essere dei fotografi. Si deve scegliere la fotografia come proprio linguaggio di espressione. Non potremo dire di essere un fotografo fino a quando non sapremo esprimerci con l'immediatezza di una fotofrafia piuttosto che con un lungo discorso”.

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